L’angelo perduto di Javier Sierra

Un thriller magistrale, verità storiche e archeologiche mai rivelate prima.
Un autore sempre ai primi posti delle classifiche USA.

L’angelo perduto di Javier Sierra
Editore Longanesi, La Gaja
Scienza
ISBN 9788830432550
Prezzo € 19.90 rilegato
€ 13.99 ebook
Pagine 464 | 
Uscita 21 marzo 2013
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L’angelo perduto
Javier Sierra

È notte fonda, a Santiago de Compostela, e Julia Álvarez sta lavorando al restauro del Portico della gloria, nella cattedrale. Ancora non sa che le settantadue ore successive la vedranno impegnata in una drammatica corsa contro il tempo: suo marito, un famoso climatologo, è stato rapito vicino alla frontiera tra Turchia e Iran, dove si trovava per lavoro. Ma come mai la notizia le viene data addirittura da un colonnello della NSA, la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti? E chi è il personaggio enigmatico che si è intrufolato nella cattedrale, cercando disperatamente di comunicare con lei in una lingua stranissima che Julia non capisce?
Tutto sembra ruotare intorno a una coppia di piccole pietre scure ricevute in regalo da Julia e dal marito il giorno del loro matrimonio, due pietre così preziose da scatenare le brame di una setta pericolosa e governi potenti come quello degli Stati Uniti. Tra messaggi cifrati e simboli antichi, inseguimenti e fughe che ripercorrono la rotta di un’Arca leggendaria, Julia si renderà conto che da lei dipende non solo la salvezza dell’uomo che ama, ma quella dell’umanità intera…

“Quel che vide lo fece sobbalzare. Seduto in una stanza dalle pareti sporche e scrostate c’era un uomo con le mani legate e un cappuccio in testa. Qualcuno gli aveva fatto indossare una tuta arancione come quelle usate nelle prigioni federali degli Stati Uniti. Ma gli uomini intorno a lui non sembravano neppure lontanamente americani. Allen vide due, forse tre tizi con indosso la gellaba e il volto coperto da passamontagna neri. Confine tra Turchia e Iran, dedusse in silenzio. Forse Iraq. Le riprese gli permisero di riconoscere diverse scritte in curdo, impressione confermata non appena li sentì parlare. La qualità del video era accettabile, benché fosse stato girato con una videocamera amatoriale, o forse con un cellulare. Un’altra frase gli bastò per capire da dove provenivano. ‘Frontiera con l’Armenia’, concluse. In più, due di loro imbracciavano un AK-47 e avevano alla cintola i grandi coltelli dalla lama ricurva tipici della zona.” Continue reading →